Il tumore maligno delle guaine nervose periferiche (Malignant Peripheral Nerve Sheat Tumor), o MPNST è un tumore, che origina dalle cellule che formano la guaina che copre e protegge i nervi periferici (il sistema nervoso esterno rispetto a cervello e midollo spinale). Si tratta di un tumore raro e rappresenta il 5-10% di tutti i sarcomi dei tessuti molli. Nonostante nella maggior parte dei casi un MPNST colpisca soggetti adulti di età compresa tra i 20 e i 50 anni, può svilupparsi anche in età pediatrica e adolescenziale. E’più frequente soprattutto in persone affette da una rara sindrome genetica che si chiama neurofibromatosi tipo I (NF I). Dal 25 al 50% dei pazienti affetti da MPNST hanno una neurofibromatosi tipo I, mentre circa l’8-13% delle persone con neurofibromatosi tipo I possono sviluppare un MPSNT nel corso della propria vita. Questi tumori possono crescere molto rapidamente e invadere i tessuti circostanti. Hanno inoltre un’alta tendenza alla recidiva locale e alla metastatizzazione, che più frequentemente avviene a livello polmonare.
I tumori maligni delle guaine nervose periferiche si sviluppano comunemente a livello del tronco, delle estremità prossimali e nel distretto testa/collo. Nella maggior parte dei casi questi tumori originano a livello dei principali nervi del tronco, come il nervo sciatico o nervi del plesso brachiale o sacrale. Generalmente si presentano come una massa palpabile, di dimensioni crescenti, talvolta dolorosa e associata a sintomi neurologici come dolore neuropatico, ridotta sensibilità e debolezza muscolare. Questi tumori sono spesso aggressivi ed hanno un’elevata tendenza a recidivare localmente e metastatizzare.
I sintomi legati a questa malattia dipendono dalla sede in cui essa si sviluppa. Nella maggior parte dei casi questi tumori passano inosservati negli stadi precoci, poiché quando sono molto piccoli solitamente non causano alcun sintomo. Tuttavia, quando il tumore cresce, i pazienti possono notare:
Nella maggior parte degli MPNST, le cause alla base dello sviluppo tumorale sono sconosciute. Tuttavia, sono noti alcuni fattori di rischio che possono aumentare il rischio di sviluppare questi tumori:
La diagnosi inizia sempre con un esame clinico dell’area anatomica affetta e dei sintomi che questa comporta. In alcuni casi è indispensabile anche un esame obiettivo neurologico che ha l’obiettivo di valutare se il tumore è responsabile di un’alterata conduzione nervosa. In caso di sospetta neurofibromatosi di tipo I, potrebbe essere raccomandata l’esecuzione di un test genetico.
Gli esami radiologici forniscono maggiori informazioni sul tumore, come le dimensioni e la sede. Tra gli esami più utili c’è la Risonanza Magnetica, che permette uno studio accurato del tumore e dei rapporti che contrae con le strutture anatomiche circostanti. Poiché si tratta di tumori con la tendenza a dare metastasi a distanza, per lo studio dei restanti distretti corporei viene generalmente richiesta una tomografia computerizzata (TC) total body con il mezzo di contrasto oppure una tomografia a emissione di positroni (PET).
Per una corretta diagnosi è necessaria l’esecuzione di una biopsia del tumore, che consiste nel prelievo di una piccola quantità di tessuto tumorale. Il tessuto prelevato viene inviato ad un anatomopatologo che, dopo avere eseguito diverse analisi ed averlo analizzato al microscopio, esegue la diagnosi.
Insieme, tutti questi esami diagnostici, sono fondamentali per la pianificazione del trattamento successiva.
Il trattamento si focalizza sulla asportazione del tumore quando questo è localizzato e la chirurgia è possibile. Come accade anche negli altri sarcomi, i migliori risultati chirurgici si ottengono asportando non solo il tumore ma anche parte di tessuto sano circostante. L’operabilità del tumore e la probabilità di eseguire una chirurgia oncologicamente radicale con margini ampi dipende da diversi fattori, tra cui la sede, le dimensioni ed i rapporti con le strutture anatomiche vicine.
In alcuni casi, in base a determinati fattori di rischio, può essere raccomandata l’aggiunta della radioterapia o della chemioterapia, prima o dopo la chirurgia, con l’obiettivo di ridurre il rischio della recidiva di malattia dopo chirurgia, sia locale (dove la malattia è stata asportata) che a distanza (metastasi).
In pazienti in cui invece la malattia non è operabile a causa delle dimensioni o della sede, o in presenza di metastasi, la chemioterapia viene raccomandata in prima battuta.
I controlli radiologici e clinici andranno concordati con l’oncologo curante, ma in generale seguiranno lo schema di follow up dei sarcomi ad alto grado, eventualmente personalizzabile a giudizio del medico.